Un respiro di vita.
Tutto è iniziato quel 12 ottobre 2014 quando in un’uscita in bici come tante, sono caduto e mi sono risvegliato in un letto d’ospedale con una lesione midollare alta.
All’inizio non capivo cosa mi era successo, tutto appariva confuso e non riuscivo a muovermi. Poi i dottori hanno iniziato a pronunciare la parola tetraplegia...
In ospedale mi hanno detto che non avrei più potuto respirare da solo a causa della lesione ricevuta. In medicina però nulla è sempre sicuro e prevedibile, perché ognuno di noi può reagire in modo diverso. La nostra mente e la nostra volontà possono fare grandi cose. Io ci ho creduto fino in fondo che le cose potessero cambiare e per un anno e mezzo dopo l’incidente, ho provato ad allenarmi per riuscire a respirare con i muscoli accessori e tentare di far ripartire il diaframma. Ma purtroppo non ci sono riuscito.
L’unica soluzione che mi rimaneva era quella di effettuare un intervento proprio al diaframma.
Poche persone sono state sottoposte a questo intervento perché è delicato e servono particolari condizioni neurologiche. Fortunatamente, in tutta questa sfiga, io ero tra quelle poche persone che hanno le condizioni giuste per sottoporsi all’operazione.
Ho avuto conferma dall’ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano e a Novembre mi hanno chiamato.
L’operazione consiste nell’inserire un elettrostimolatore esterno collegato al diaframma tramite 4 cavi. Complesso da spiegare e fidatevi, è lunga e dura da superare, ma la mia volontà di continuare quella ricerca verso la velocità perfetta, mi ha fatto andare avanti e non ho mollato.
La fisioterapia riabilitativa del respiro mi ha messo a dura prova. Il dolore era veramente esagerato, sembrava che mi dessero dei pugni fortissimi nello sterno per ogni singolo respiro che tentavo di fare. Anche a livello psicologico non è facile da affrontare l’ennesima prova da superare. Mi è stata d’aiuto Elisa, la mia fidanzata che mi supporta ogni giorno, la mia famiglia, gli amici e lo staff medico che mi ha seguito.
Ho iniziato a respirare prima trenta secondi in autonomia, poi un minuto, poi due, poi tre, finché nel giro di un mese sono arrivato a respirare autonomamente per 10 ore di fila.
Ora a distanza di tre mesi riesco a respirare senza l’ausilio della macchina del respiro per tutto il giorno. La mia sensazione è di estrema libertà. Respiro meglio che con il respiratore e soprattutto posso iniziare a pensare di fare attività che prima non potevo neanche lontanamente sfiorare.
Adesso mi piacerebbe riprovare l'emozione di fare sport, come andare sulla neve a sciare, lanciarmi con il parapendio o altro. Ho una lista di cose da fare infinita e piano piano metterò le spunte. Ogni giorno mi sveglio con una motivazione in più perché ogni giorno è un respiro in più, un respiro pieno di vita.